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Dove comincia la crudelt

Il pentimento dell’ultima ora di Angelillo non ci restituisce Anna Costanzo

Sono 98 le donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno. In questo quadro interviene la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Bari sull’omicidio di Anna Costanzo. La Corte ha deciso di ridurre ad Alessandro Angelillo, ex fidanzato della vittima, la pena dai 30 ai sedici anni e sei mesi di reclusione. La motivazione è perché avrebbe ucciso senza crudeltà. L’etimologia del termine crudele dal latino crudelèm, da crudus, crudo in senso figurativo, cioè crudo d’animo disposto a sentimenti e a opere fiere e atroci e che lo dimostra con i fatti. Non è stato crudele l’atteggiamento che Angelillo ha posto in essere ai danni della Costanzo? La particolarità di questo omicidio è proprio quella violenza di cui parliamo giornalmente ai danni delle donne, perpetrata dagli ex fidanzati, mariti ed amanti. Né possiamo dimenticare che la Costanzo aveva denunciato lo stalking che l’ex fidanzato ha perpetrato nei suoi confronti e che nulla si era mosso fino all’omicidio.

Il pentimento dell’ultima ora di Angelillo, in aula d’udienza, prima che la Corte si riunisse in camera di consiglio, non ci restituisce la Costanzo. Anzi. Sottolinea sempre di più che sul corpo delle donne può continuare ad esprimersi in ogni sua sfaccettatura il potere maschile. Eppure le aggravanti da contestare ci sono nelle norme sostanziali e procedurali. Da ultime quelle introdotte con la legge sullo stalking in cui è stata prevista l’aggravante dell’omicidio quando è compiuto dallo stalker della vittima. La Cassazione con sentenza del 4 luglio 2012 (numero 25.835) ha ritenuto non esserci i presupposti per l’applicazione dell’aggravante della crudeltà (articolo 61 n4 c.p.) nei confronti di un soggetto che aveva ucciso con ripetute martellate. Ciò perché l’applicazione dell’aggravante di cui al citato articolo non dipende dal mezzo (rectius: il martello) ma dipende dalle sevizie, dagli atti ulteriori non necessari per il raggiungimento del fine e, nel caso, della crudeltà, dalla predisposizione interiore a manifestare rabbia e cattiveria recondite. E non è successo questo nel caso dell’omicidio della Costanzo? Angelillo, dopo averla strangolata, l’ha affogata nella vasca di bagno predisposta per tempo al programma omicidiario.

Nella riunione tenutasi a Ginevra in cui è stato presentato il primo rapporto mondiale sul femminicidio è stato giustamente osservato dalla relatrice che «a livello mondiale la diffusione degli omicidi basati sul genere, nelle loro diverse manifestazioni, ha assunto proporzioni allarmanti» e che «culturalmente e socialmente radicati, continuano ad essere accettati, tollerati e giustificati, e l’impunità costituisce la norma». Sempre in quella sede, dopo un attento studio sul diverso significato dei concetti di femmicidio e femminicidio è stato ribadito che questi termini devono essere utilizzati «come alternativa alla natura neutra del termine omicidio, che trascura la realtà di disuguaglianza, oppressione e violenza sistematica nei confronti delle donne» e per creare una vera e propria «resistenza» a questa forma di violenza letale. Il pensiero non può che andare alle tante donne pugliesi da Pasquina a Costanza di cui conosciamo i nomi, i volti ed esecutori ma anche a tante donne sfuggite alla violenza e che vivono la loro vita nell’insicurezza, temendo che possa succedere di nuovo, che possa accadere il peggio, con l’amarezza in bocca e quel senso di essere state abbandonate dalle Istituzioni.

Maria Pia Vigilante

 

fonte: corrieredelmezzogiorno.corriere.it


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